L’inopportuna posata

CRONACHE
Di Nino Barone

L’inopportuna posata

Era il 1999. Nonostante i nostalgici del centro storico la processione dei Misteri transitò la via Fardella fino a raggiungere piazza Martiri d’Ungheria. Non si percepiva il benché minimo sentore di cambiamento e tutto si realizzò secondo la tradizione: sosta a piazza Vittorio Emanuele con funzione religiosa alle ore 20,30.
Fu l’epoca in cui tutti i gruppi dei Misteri vennero accompagnati dalle bande musicali, un fatto di cui andare fieri, almeno così dichiarava Mario Canino, presidente in carica dell’Unione Maestranze, a diverse testate giornalistiche.
Cominciavano a nascere nuove marce funebri, scritte da musicisti trapanesi, che furono eseguite dai corpi bandistici. “Omaggio alla memoria dei vecchi musicanti” di Silvio Barbara fu una di queste e venne suonata per la prima volta proprio quell’anno. Uno spartito di oltre dieci minuti eseguito dalla banda “M° Gabriele Asaro” di Paceco che accompagnava sin dal 1992 il gruppo “L’Arresto” affidato ai Metallurgici e di cui l’autore era uno stimato componente.
Dopo la foto di rito che i consoli fecero sul corso Italia, all’altezza dello slargo San Pietro, la banda cominciò l’esecuzione del pezzo che sembrò urtare, in un primo momento, i gusti degli addetti ai lavori nonostante venisse invece elogiato da tutto l’ambiente bandistico.
Il caporale Ignazio Pollina non fece altro che comandare la battuta e così si diede inizio all’annacata.
Tutto sembrò andare per il verso giusto ma l’insidia non si fece attendere. A un certo punto dell’esecuzione la musica scemò al punto da interrompersi. Il caporale comandò la posata del gruppo credendo conclusa la marcia quando dalle retrovie, il capo-console Vito Genna, accortosi dell’inopportuna posata, rapidamente lo raggiunse invitandolo a rialzare il fercolo. Un attimo prima la musica aveva ripreso il suo corso e, dunque, riprese pure l’annacata, interrotta bruscamente sotto gli occhi di ignari fedeli. Si vide palesemente di quanto il caporale Pollina rimase imbarazzato dal grossolano errore da chiudersi in un mistico silenzio.
Chi frequenta l’ambiente sa che anche un piccolo errore può compromettere il prestigio di una ciurma di portatori e, in casi più eclatanti, di tutta la categoria. Poi la processione proseguì secondo il programma stabilito, con i suoi ritardi e le sue imperfezioni, con le sue lunghe attese e le sue rapide ripartenze, ma pure con la sua impareggiabile bellezza.
Da quell’edizione la colossale “Omaggio alla memoria dei vecchi musicanti” cominciò una graduale escalation e venne inserita nei libretti musicali di molteplici corpi bandistici che la proposero con assiduità negli anni successivi. L’autore avrebbe sperato certamente che la sua creatura potesse avere un destino diverso, soprattutto un più concreto compiacimento presso la categoria dei Metallurgici, ma i consoli rimasero del tutto indifferenti davanti a quel componimento funebre tranne Massimiliano Galuppo che fu il solo a spendere parole di encomio definendolo un vero capolavoro.
Silvio Barbara non si diede per vinto e dopo poco tempo compose “L’Arresto”, marcia che dedicò al gruppo statuario in cui si identificava e per il quale suonava. Anche questa volta, nonostante il titolo, i consoli non adottarono il brano annientando le aspettative dell’autore che non venne acclamato né valorizzato dalla maestranza per come invece avrebbe meritato. Nemo propheta in patria!