Io, Capo-Console Fantasma!

CRONACHE
Di Nino Barone

Io, Capo-Console Fantasma!

Rifletto! Cosa mi resta di altro nei miei giorni scanditi dalla nostalgica quiete. I pensieri, insieme a una interminabile sequenza di immagini, si fanno sempre più vigorosi.
Chi me lo ha fatto fare? Mi sono chiesto più volte nel bel mezzo di una delle mie tante estasi in cui mi vivo, mi guardo e mi ascolto.
Perché cercare in una banale carica ciò che in altri ambiti mi è riconosciuto?
Eppure sono ancora qui con la speranza in saccoccia, con il mio orgoglio di console, con la mia passione che mi è compagna fedele.
Sono ancora qui a proporre contenuti e non soltanto parole affinché qualcuno comprenda. Ma non è semplice far comprendere il peso del mio cuore in un ambiente selvatico come quello dei Misteri in cui solo chi si prostituisce ottiene ciò che vuole.
Sono un capo-console fantasma e lo sarò ancora chissà per quanto tempo, ciò nonostante in me nulla è cambiato, anzi, mi sono persino abituato all’idea di rimanerci.
Fantasma come le stesse forze economiche che operano senza diritti all’interno dei gruppi. Certo, perché poi a comandare ci vanno sempre gli stessi. Volti visti e rivisti riciclati a suon di favori, di coperture vicendevoli. In questo contesto non c’è spazio per uno come me, certamente non disposto a miserevoli compromessi o a calarsi le braghe come invece alcuni vorrebbero.
Non c’è nemmeno spazio per la mia quarantennale esperienza, quella non vale un cazzo, non commuove, anzi, irrigidisce i cuori già di per sé serrati che hanno deciso le mie sorti. Si, perché adesso ti comandano pure dentro casa delegittimando una democratica elezione avvenuta il 30 giugno scorso.
Proprio da quel giorno è cominciata la mia ascesa al Calvario, un percorso in salita dove ogni lettera ricevuta è stata come il colpo di un flagello. Un contenzioso appena cominciato è già sembra eterno, inarrestabile. Dopo aver chiuso gli occhi per anni nei confronti degli “amici” si appigliano a un articolo dello statuto fatto coi piedi per farmi fuori. No, non è storia di lupara quella che vi sto raccontando.
Qui la mafia non c’entra. Semmai le parole utilizzate sembrano invece fatte al tritolo. Allora in quegli istanti in cui penso mi chiedo pure come finirà questa assurda pagina di storia in cui mi sento vittima più che protagonista. Riuscirò a far valere le mie sacrosante ragioni rispetto alle attente e meticolose valutazioni che organi competenti e liberi da influenze pesanti avrebbero invece espletato seguendo la Legge considerando la mia posizione inconfutabilmente anomala?
Forse ne uscirò sconfitto ma questo non influenzerà mai l’amore verso questa tradizione secolare che coltivo sin da quando ero un bambino. Sono un “figlio d’arte”, metallurgico nel sangue, erede di quella categoria che oggi risulta più esile, meno consistente di un tempo, ma dalle nostre parti a scrivere la storia sono altri, devono essere altri. Dovrei allora arrendermi alla politica del “prestanome?” Sarebbe certo la strada più breve per chiudere pacificamente questo capitolo.
Ho solo due strade da seguire, la prima: lasciare che i tori seduti ridano soddisfatti sulle tenere poltrone del potere; la seconda: lottare per un qualcosa in cui credo compromettendo anche relazioni amichevoli che negli anni ho instaurato. Qualunque sia la scelta credo che il prezzo da pagare sia alto. Eppure lo amata quella madre che oggi non mi riconosce suo figlio, forse la amo ancora, forse! Saprà il fantasma che è in me consigliarmi sulla eventuale decisione?