CRONACHE
Di Nino Barone
E’ comodo vivere sulle spalle degli altri
Già nel 2006 avevo sentito l’esigenza di scrivere sull’argomento, ma soprattutto di quanto fosse doveroso, per gli addetti ai lavori, affrontare il tema delle maestranze in estinzione. Speravo in un dibattito serio e costruttivo per studiare e analizzare la nuova conformazione dei ceti il cui telaio, anche all’epoca, era costituito da individui che non si confacevano alla categoria di riferimento.
Non si è neppure sfiorato. Infatti oggi si è toccato il fondo e la contesa riguarda essenzialmente i riformatori, che vorrebbero ampliare gli orizzonti verso nuove professioni e i conservatori, rigidamente posti a tutela delle maestranze per lo più estinte. Praticamente tutelano ciò che non esiste.
Quel poco che di esse rimane, spesso, non è in grado o si rifiuta palesemente di gestire una così complicata macchina organizzativa demandando agli “altri” esplicitamente tale compito.
Gli “altri”, nella stragrande maggioranza dei casi, sono i cosiddetti “fuori categoria”, molti dei quali eredi degli ultimi veri maestri dell’Arte.
Questi sono i continuatori della tradizione che si ripete nel tempo grazie allo scambio generazionale, un passaggio di consegna che sancisce il rapporto intimo delle famiglie coi Misteri. Questo connubio Famiglia-Misteri riguarda tutti gli individui che, a vario titolo, partecipano alla processione e che, in essa, si impegnano con determinazione proseguendo il percorso già tracciato da un predecessore parente.
Perché dunque debbono essere considerati figure di secondo livello se poi, in fin dei conti, sono loro a realizzare parte del lavoro strutturale e a rinforzare economicamente quelle maestranze che da sole non riuscirebbero a cavarsela?
Oggi, rispetto a quanto avveniva in passato, non tutti i figli proseguono l’attività dei padri, ma meritano, ugualmente, di essere riconosciuti come maestranza in quanto “eredi”.
È un sacrosanto diritto. Non nascondiamoci dietro alle norme, peraltro applicate a convenienza, solo per non affrontare il problema e raggirarlo così con scuse e paragoni che non hanno testa né piedi. Cosa può rappresentare una norma davanti all’amore immenso, alla passione che un individuo manifesta nei confronti dei Misteri, i suoi Misteri. Chi ama la processione la ama interamente e non guarda soltanto al proprio orticello.
Bisognerebbe considerare questo aspetto con serietà senza tanti stupidi giochini che piacciono solo a chi nella vita ha deciso di fare il pollo. La prossima assemblea dovrebbe avere all’ordine del giorno la valutazione di alcuni individui che si sono distinti negli anni per amore e impegno all’interno della processione.
Parliamo d’amore eppure vi sono contese e diatribe che fanno emergere il lato più orrendo dell’essere umano. Perché mai questa chiusura verso nuove professioni, molte delle quali maestranze ormai evolute in grado di applicare processi tecnologici all’avanguardia di cui il mercato si avvale.
È ora di cambiare! Non esistono più i Calzolai, neppure i Pastai, pochissimi sono i Sarti e i Tappezzieri, quanti gli Ortolani in giro e quanti i Salinai.
Perché debbono essere esclusi dalla partecipazione attiva per esempio gli Infermieri, i Ragionieri, i Geometri, i Medici, i Postini, gli Odontotecnici, gli Ottici e, infine gli “eredi”? Questo rigetto verso il nuovo presto ci porterà il conto e sarà salatissimo.
La responsabilità cadrà essenzialmente su chi ancora oggi si ostina a non vedere il problema, cadrà su tutti quelli che si oppongono al cambiamento ma che, guarda caso, si avvalgono della preziosa collaborazione dei “fuori categoria”.
È comodo vivere sulle spalle degli “altri”.