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Unione Maestranze: regina incompresa

CRONACHE
Di Nino Barone

Unione Maestranze: regina incompresa

Nel 1974 nasce l’Unione Maestranze. Le motivazioni che hanno portato alla formazione di un organo associativo sono molteplici ma alcune meritano i dovuti approfondimenti. Anzitutto bisogna evidenziare il disordine che in quegli anni regnava tra i ceti della processione.
Alcuni gruppi, addirittura, avevano rimosso dalla manta la denominazione ufficiale della maestranza di riferimento a favore dell’Ente Provinciale per il Turismo che, esattamente in quel periodo, si faceva carico dell’organizzazione del corteo. Erano gli anni di una processione povera dove solo alcuni gruppi riuscivano a sostenersi in modo autonomo.
Insomma vi era la necessità di trovare fondi per ridare alla processione un nuovo assetto organizzativo. Sotto l’impulso di alcune personalità tra cui il comandante Francesco Bosco del ceto dei Naviganti si dava vita a un nuovo movimento che si realizzava con la nascita, appunto, dell’Unione.
Non fu un esordio brillante in quanto l’associazione ebbe a scontrarsi prima con i gruppi scettici che non firmarono subito lo statuto stipulato, dopo con l’Avv. Mario Serraino che veniva considerato da tantissimi ceti unico punto di riferimento in materia di processione. A egli si deve, infatti, la ricostruzione dei gruppi danneggiati e distrutti dai bombardamenti del ’43. Guarda caso, sempre nel 1974, su iniziativa dello stesso si ripristinava la Confraternita di San Michele Arcangelo con l’obiettivo di rivendicare la proprietà dei gruppi scultorei e l’esclusiva delega di organizzare la sacra rappresentazione.
Fu inevitabile la spaccatura nell’ambiente delle vare e l’interminabile contesa tra Unione Maestranze e Confraternita di San Michele Arcangelo si protrasse per anni arrivando persino nelle fredde aule dei tribunali ecclesiali. Nel frattempo anche i gruppi scettici si associarono all’Unione quando videro arrivare i primi picciuli, contributi pubblici che furono distribuiti a tutti i ceti. Questo favorì il consolidamento dell’associazione che cominciò una graduale escalation. Sebbene, dopo qualche anno, tutti i gruppi aderirono al progetto associativo molti rimasero comunque legati all’avv. Mario Serraino.
Anche in quel periodo non si risparmiarono colpi bassi tra i due fronti e alcuni ceti cominciarono persino una spietata opposizione verso le politiche associative dell’Unione, i Metallurgici in modo particolare. Questi si distinsero, tra gli altri, per una serie di iniziative intraprese che alterarono l’armonia generale della processione. Siamo già negli ’80. Nel corso di gelide assemblee associative chiesero e ottennero, con difficoltà, di poter fare la Scinnuta, funzione religiosa riservata, secondo un canone tradizionale, solo ad alcuni gruppi dei Misteri. Non è tutto.
Con lo scopo di ostentare la propria forza oppositrice e contravvenendo nettamente alle regole della manifestazione sacra fecero indossare ai propri portatori dei pantaloni alla zuava di colore turchese, poi una divisa nera spagnoleggiante con una grossa croce al petto, per finire un vestito spezzato con giacca grigia e pantalone nero. Fu inevitabile l’espulsione del capo-console Michele Purracchio dall’organo associativo, mentre la vertenza giudiziaria tra Unione e Confraternita cominciata nel 1982 andò avanti per un decennio con un risultato sorprendente: nessuna delle due contendenti poté rivendicare la proprietà dei Misteri in quanto questi appartengono solo alla cultura e alla religione del popolo trapanese, sentenza emessa e riconfermata in più gradi di giudizio.
Tra i più convinti sostenitori della Confraternita e dell’avv. Mario Serraino fu certamente il console dei Metallurgici Cino Cardinale che affiancò la causa fino alla conclusione.

Il comandante Bosco, primo presidente dell’Unione Maestranze, lasciò la carica pochi mesi dopo in quanto eletto al Consiglio Comunale di Trapani. Una nuova pagina di storia cominciava dunque a scriversi, storie di uomini legati al sacro rito ma anche ai picciuli che diedero senz’altro più vigore ai ceti ma condizionarono non poco talune scelte. Era il 1977 quando si decise di portare i Misteri fino al Santuario dell’Annunziata. Non fu un atto di fede.
In realtà la scelta veniva dettata dall’esigenza di far passare il corteo davanti al circolo della Democrazia Cristiana ubicato nelle adiacenze della basilica.
Un esponente del partito, consigliere comunale in carica, aveva promesso un contributo pubblico di 20 milioni di lire. Fondi che non arrivarono mai. Arrivarono invece, molti anni dopo, quelli promessi da un noto imprenditore trapanese che fecero gola a tutti i gruppi, i quali gradirono di buon grado il gesto del benefattore realizzando un itinerario processionale con passaggio dalla rinomata attività commerciale.
Un’estenuante annacata davanti all’esercizio in cambio di un milione di lire a ciascuno dei ceti. Cosa chiedere più dalla vita.
Era il 2001, la lira stava per lasciare posto all’euro e nel frattempo la Confraternita di San Michele Arcangelo veniva definitivamente congelata dal vescovo Francesco Miccichè.

I picciuli, dunque, hanno fatto il bello e il cattivo tempo della processione e continuano a scandire anche oggi i passi cadenzati della passione. Buona parte dell’attività dell’Unione Maestranze è impiegata, infatti, nel reperimento di fondi, pubblici o privati, visto che, come allora, vi sono gruppi del tutto autonomi e altri con bilanci economici molto precari.
L’Unione è praticamente, oltre che bancomat, un contenitore che racchiude a sé ceti abbienti che celebrano, a volte in modo eccessivo, la propria ricchezza e ceti più poveri che per non sentirsi meno sono disposti anche a investire somme private per celebrare la propria, in questo caso più ostentata che reale. Ma si sa, anche la passione ha un prezzo!

 

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