Misteri di Caltanissetta: simili ma diversi!

CRONACHE
Di Nino Barone

Misteri di Caltanissetta: simili ma diversi!

È stato un incontro interessante. Una volta giunti presso la Sala Espositiva di Caltanissetta, dentro la quale sono conservati i sacri gruppi dei Misteri, l’accoglienza ricevuta è stata calorosa. Alcuni componenti dell’Associazione “Giovedì Santo”, tra cui Alessandro e Arcangelo, ci hanno descritto con scrupolosità ogni momento della loro Settimana Santa. Molti i punti d’incontro rilevati ma si avvertiva in modo unanime un’organizzazione impeccabile, puntuale, rigorosa. Parliamo di percezione ovviamente. La stessa Sala Espositiva ci appariva come un vero polo museale con tanto di pannelli descrittivi, strumenti che a Trapani sanno ancora di fantascienza. Poi in ordine cronologico abbiamo visitato le vare dei Misteri, enormi, mastodontiche, infinita “L’ultima cena”.
E pensare che fino al 1970 venivano portate a spalla. S’avvicendavano sotto le aste, che loro chiamano “travi”, una media di trenta portatori per ogni gruppo. Oggi sono adagiate su ruote e spinte dagli addetti nel corso della processione. Senza nulla togliere alla maestria dei Biangardi (padre e figlio), autori di quindici delle sedici vare che compongono la collazione nissena dei Misteri, si è constatato che la fattura artistica dei gruppi, pur notevole, non raggiunge la levatura espressa nei Misteri di Trapani. A parte la grandezza delle vare anche la tecnica utilizzata risulta diversa da quella invece messa in atto dagli artisti trapanesi. Ma queste sono soltanto sensazioni in quanto nessuno di noi visitatori ha mai vantato esperienze di critico d’arte. Le maestranze d’appartenenza non esistono più e i Misteri vengono gestiti dagli eredi degli ultimi veri maestri dell’arte. Qui è necessaria un’appendice: a Caltanissetta non vi è statuto che vieti agli eredi, ossia ai “figli d’arte”, di gestire i gruppi statuari. Da questo punto di vista credo siano molto più evoluti di quanto non lo siamo noi a Trapani dove, ancora oggi, si predilige un ordine restrittivo mirato solo al riconoscimento della maestranza per cui i “figli d’arte”, ormai in numero consistente, sono costretti a soccombervi in eterno. Eppure parliamo di Caltanissetta mica di Malaga o Siviglia. Fogliamari, Ortolani, Panettieri, Zolfatai, Bancari sono alcune delle categorie originarie alle quali i gruppi vennero concessi oggi del tutto scomparse. Per ovvi motivi ci siamo soffermati, posando per una foto di rito, dinanzi al gruppo della “Cattura” che, a differenza del nostro denominato “L’Arresto”, è affidato invece agli Ortolani.

I Metallurgici sono apparsi subito interessati e partecipi e molte sono state le domande rivolte ai responsabili che hanno puntualmente soddisfatto i vari quesiti posti. Ognuno dei partecipanti si è, insomma, notevolmente arricchito. Alla fine dell’incontro è avvenuto lo scambio culturale. Abbiamo donato dei volumi riguardanti la Settimana Santa trapanese ricevendo in cambio altro materiale divulgativo dei riti nisseni che renderanno più ricco l’archivio librario dell’associazione messo a disposizione a quanti vorranno anche solo per curiosità accedervi. Dunque, i doverosi ringraziamenti vanno rivolti innanzitutto alla Pro Loco che ha organizzato l’incontro, ad Alessandro e Arcangelo per l’impeccabile guida, all’Associazione Giovedì Santo di Caltanissetta.

Dopo la visita presso la Sala Espositiva ci siamo recati in cattedrale per ammirare la baroccheggiante Urna, all’interno della quale il Giovedì Santo viene adagiato un Cristo morto. In questo caso, a differenza della semplice e lineare Urna trapanese, questa nissena risulta invece di grande spessore artistico. Dopo il doveroso selfie in piazza pubblicato in tempo reale nel gruppo Facebook “L’Arresto ceto dei Metallurgici” abbiamo lasciato Caltanissetta certamente più ricchi e felici di aver trascorso un intero giorno all’insegna della cultura, della famiglia e dell’amicizia.