Il sogno di un’entrata infranto

CRONACHE
Di Nino Barone

Il sogno di un’entrata infranto

Nel 1995 fui nominato collaboratore dopo tredici edizioni trascorse da semplice componente di processione. Fu per me come toccare il cielo con le mani.
Ebbi come primo obiettivo soprattutto quello di non deludere le aspettative che i consoli riponevano su di me. Grandi responsabilità mi attesero trepidanti.
Quell’anno scesi da Civitavecchia con una licenza ordinaria firmata all’ultimo minuto dal mio capitano che mi consentì, ancora una volta, di godere della mia Settimana Santa.
Insieme a me portai il mio personale blocchetto per la raccolta fondi che feci totalmente all’interno della caserma ove nel frattempo avevo intrapreso buoni rapporti non solo con i commilitoni ma anche con i miei superiori ai quali descrivevo con minuziosità ogni sensazione vissuta, ogni emozione scaturita dal sacro rito al punto da convincerli che quel, pur minimo, contributo richiesto era frutto di una passione e di una tradizione che mi vedeva protagonista.
Tutti risposero con un’offerta di cinquemila lire. Ebbene si! Quell’anno depositai la modica cifra di cinquecentomila lire. Fu per me un traguardo importante perché dimostrai l’ambizione che un giovane collaboratore dovrebbe dimostrare sempre per affermarsi all’interno di una realtà associativa.
Non fu semplice, ma spinto dall’amore per i Misteri e per quel gruppo sacro affidato ai Metallurgici tutto venne da sé.
Michele Bosco non esitò a spendere parole di apprezzamento nei miei confronti che mi diedero certamente più grinta e più vigore. Quell’anno per la prima volta decisi di mettermi sotto la vara durante l’entrata del gruppo in chiesa. Attesi questo momento per anni. Da processionante mai avevo pensato, anche solo per pochi minuti, di lasciare il mio stendardo e infilarmi tra i portatori.
Ora potevo farlo. Mi sistemai al balloncino e il sogno di una vita sembrava stesse avverandosi fino a quando un violento nubifragio abbattutosi su Trapani obbligò tutti i gruppi a fare immediato rientro. Piansi. Il sogno di una vita infranto davanti gli occhi smarriti dei tanti che avrebbero voluto come me fare un’entrata diversa, con la musica, con l’annacata.
Mi rimboccai le maniche e attesi l’anno seguente.
Dopo l’edizione del ’95 fu eletto capo-console del gruppo Vito Genna e l’organigramma associativo subì qualche variazione. Nel corso di una riunione presso la vecchia sede di Piazza Jolanda Giuseppe Vattiata, in modo del tutto inaspettato, mi propose alla nomina di console. Il neo capo insieme al suo direttivo non ebbe il benché minimo dubbio. Accettarono la proposta ed entrai ufficialmente tra i consoli dei Metallurgici.
Un’altra meta raggiunta ma solo dopo anni di gavetta.
La processione del ’96 non tardò ad arrivare e finalmente coronai il mio sogno.